La storia dentro alla mostra Troubled Waters, aperta al pubblico dal 19 al 28 maggio da ReA! Arte presso Lampo Milano, continua...
Nel precedente appuntamento ci siamo addentrate nelle acque torbide di un mondo diverso eppure profondamente simile al nostro, capace di mostrare le criticità e le cause dietro alle problematiche dei tempi odierni. In quella prima parte di viaggio, immaginato dal team curatoriale di ReA!, si sono esplorate le opere di cinque dei dieci vincitori del ReA! Art Prize 2022, esposti in mostra. Grazie anche ai testi critici scritti dagli studenti del corso CReA! per la curatela d'arte, la storia prosegue in questo secondo percorso immaginario.
Ecco, infine, la mostra Troubled Waters!
Chen Yingming vive il suo dramma interiore: niente di quello che credeva, e che ha vissuto è stato davvero suo, frutto della sua crescita e della sua consapevolezza. Chi ha dato ad ogni significato il suo significante? Una lingua ha creato una cultura che si è trasformata in uno standard e infine in una ciotola di noodles istantanei.
Attraverso l’utilizzo di oggetti tipici della società moderna, l’artista rielabora il significato simbolico dell’oggetto creando metafore che vanno ad indagare il valore del linguaggio e quanto possa essere determinante nel pensiero e nelle azioni dell’individuo. L’opera Standard Noodles paragona l’uso del dizionario di diverse lingue a pacchetti di noodles istantanei, prodotto di immediato utilizzo pronto per essere mangiato e digerito velocemente mostrando la superficialità con la quale viene inghiottita e standardizzata una cultura.
“A language created a culture that turned into a standard and finally became a bowl of instant noodles.”
Chen Yingming ,Standard Noodles, 2023.
tecnica mista, 16x4x21 cm cad.
Troubled Waters, 2023, ReA! ARTE, Lampo, Milan. Photo credit: Ruben Gagliardini
Gli stessi noodles che Omar Gabr vorebbe godersi sul divano di casa sua e invece, costretto in un letto di ospedale, si ritrova ad osservare sospettoso un piatto di gelatina tiepida e uno di stufato di carne galleggiante in un sugo misterioso. Sicuramente i cuochi dell'ospedale devono aver studiato nei ristoranti stellati! Sembra di stare in un resort cinque stelle, solo con più aghi, con un intenso odore sterile di disinfettante, il ronzio costante delle apparecchiature mediche e la gioia di un materasso di plastica e lenzuola graffianti.
Il corpo manipolato è il tema ricorrente della serie di sette disegni Senza Titolo di Omar Gabr, che ripercorre l'agonia dovuta alla malasanità. Il corpo, una risonanza attiva, come organo primario per percepire il mondo esterno, si evolve nell'essenza stessa dell'espressione più intima dell’artista. Gioca con gli elementi semiotici - un teschio su una figura aliena, i guanti anonimi, una statua spellata, un neonato nell’utero di un maschio – dissezionando con cura le sue sensazioni e implicando l’incuria dei sistemi medici. Attraverso l'assurdità delle parti anatomiche dislocate, ridefinisce il punto di vista degli spettatori: Chi siamo noi nei confronti di queste parti del corpo? - Siamo chirurghi, macellai, astanti o alla fine dominatori del corpo?
Omar Gabr, Senza Titolo, 2021.
Olio su tela, 210 x 120 cm.
Troubled Waters, 2023, ReA! ARTE, Lampo, Milan. Photo credit: Ruben Gagliardini
Nella sala d’attesa dell’ospedale si trova anche Léa Colombier che sfoglia annoiata la prima pagina di una guida turistica. Immagini patinate di un vasto deserto che odora di morte, torrenti di lava che scorrono maestosi e un'inquietante nebbia fitta sembra divorare ogni cosa. Tutto sussurra ad un racconto straordinario di un passato perduto. La paura si accompagna alla meraviglia e allo stupore e Léa realizza di essere intrappolata nei confini di queste lande desolate.
Terrakholia è il neologismo con cui Colombier descrive la tristezza dovuta all'impossibilità di ricordare la Terra. Attraverso la produzione di video 3D e con l’ausilio di media come il collage, il suono, il testo e gli effetti visivi l’artista indaga l'essere umano del domani, circondato da una natura irriconoscibile e ansiogena. Colombier immagina così un futuro post-antropocentrico di paesaggi morenti dove la sola vista degli effetti del cambiamento climatico causa all’uomo mutamenti fisici agli occhi, alle orecchie e agli arti, ma anche turbamenti emotivi. Con lo scorrere del tempo però, il paesaggio muta per permettere alle forme di vita presenti di acclimatarsi e sopravvivere in un ambiente che appare onirico e fuori dal tempo.
Léa Colombier, Fond Perdu, 2023.
Video a canale singolo, colore, suono e video di animazione 3D.
Troubled Waters, 2023, ReA! ARTE, Lampo, Milan. Photo credit: Ruben Gagliardini
Invece è in mezzo alla folla, in un club umido e puzzolente, che Gabriel Cutain capisce che non è l’ambiguità del domani e questo mondo dimenticato da tutti a metterlo alla prova, ma ancora una volta è l'approccio verso l’altro, tanto da rimanere paralizzato, tanto da pisciarsi sotto e capire che la paura e la vergogna sono sempre state parte dell’esperienze quotidiana anche prima che questo sogno post-antropocentrico comparisse.
Tension (3) è un'installazione composta da tre paia di jeans appesi che urinano su sé stessi. Man mano che i punti bagnati sul tessuto si estendono, il liquido inizia a gocciolare formando una pozzanghera sul pavimento. La costruzione dell’opera attraverso l’impiego di oggetti di uso quotidiano che evocano esperienze sensibili comuni, invita l’osservatore a condividere direttamente la tensione scaturita dalla giustapposizione di molteplici contrasti da cui emerge - tra il calore e il freddo dei corpi assenti e dei loro fluidi - un'immagine intima soggetta ad istantanee ed impercettibili trasformazioni. Il senso di isolamento e il bisogno di appartenenza, la dimensione privata e quella pubblica, la presenza e la mancanza, la vergogna e l’orgoglio, determinano la tensione che sostiene e connette l’intera rappresentazione nello spazio, nell’esperienza e nella memoria. Il risultato è un'installazione che genera il proprio significato collettivo attraverso l’interazione con il contesto in cui è inserita – in cui la tensione è così presente che può essere vista estendersi sul pavimento e diffondersi attraverso le pozzanghere.
Gabriel Cautain, Tension (3), 2022.
Jeans, acciaio, secchi, cartelli di sicurezza, dimensioni variabili.
Troubled Waters, 2023, ReA! ARTE, Lampo, Milan. Photo credit: Ruben Gagliardini
Ma come squarciare il silenzio ovattato di un sogno? Si potrebbe urlare ma la voce non esce dalla gola di Qikai Guo, mentre abbassando lo sguardo scopre che le sue mani sono sporche di blu tempera. Un lampo illumina il cielo terso, eppure non fa nessun rumore. Non ci sono risposte in questo mondo, ma è nell’oscurità che deve entrare, lo sa. Una bestia gli si staglia di fronte, poco distante, Cerbero sorveglia l’ingresso di una grotta. Che sia davvero l’ingresso del regno dei morti poco importa, non ha paura.
Osservare Dreamland è immergersi in un sogno. Diversi soggetti vengono combinati per ottenere uno spazio onirico di vacillamento e caos. Figure mitologiche, colori cupi squarciati da fasci di luce, sono l’espressione del flusso di coscienza che sgorga con forza dal suo corpo per riemergere da un mondo di silenzio e oscurità. Un bisogno intimo di trasformare un disagio in qualcosa che lo distrugga. Le pennellate sono parole del suo subconscio che urlando prendono forma, si tramutano in dipinto e ci confidano che una luce che squarci il proprio buio esiste.
Qikai Guo, Dreamland - Trionfo della Morte, 2022.
Acrilico e olio su tela, 168x200 cm.
Troubled Waters, 2023, ReA! ARTE, Lampo, Milan. Photo credit: Ruben Gagliardini
the end
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